Liquidità in calo, crollo disastroso delle vendite, costi in aumento, migliaia di posti di lavoro tagliati. È notte fonda per Nissan, alle prese con una delle più gravi crisi sistemiche della sua storia
“Non siamo stati in grado di fornire prodotti che soddisfano le esigenze dei clienti in modo tempestivo. Sentiamo un forte senso di responsabilità”, ha dichiarato il presidente Makoto Uchida nel corso di una recente conferenza stampa. Parole che fanno onore al gruppo ma che, soprattutto, fotografano una situazione da incubo. A proposito di liquidità, Nissan Motor ha registrato un calo del 30% in sei mesi nel settore automobilistico (significa che i livelli di debito superano il flusso di cassa) e ridotto la sua quota in Mitsubishi Motors, uno dei suoi partner strategici, dal 44% al 34%, raccogliendo 69 miliardi di yen per aiutare a rafforzare il suo bilancio. L’azienda taglierà inoltre 9 mila posti di lavoro e ridurrà la produzione del 20%, mentre Uchida in persona ha accettato il dimezzamento del proprio stipendio. I risultati finanziari del primo semestre dell’anno fiscale rivelano infatti un calo del 90% dell’utile operativo, evidenziando l’urgente necessità di queste misure drastiche. Il colosso nipponico ha anche annunciato di aver tagliato la sua proiezione di fatturato per l’intero anno fiscale, che termina a marzo 2025, del 10%, a 12.700 miliardi di yen, rispetto alla precedente previsione di 14.000 miliardi, lasciando intendere che le condizioni operative continueranno a deteriorarsi per almeno i prossimi due trimestri. Colpa delle lentissime vendite in due mercati strategici, Stati Uniti e Cina, e di strategie poco lungimiranti.
Si rischia grosso, serve velocità
Nell’ultima dichiarazione finanziaria Nissan ha affermato chiaramente di star affrontando “una situazione grave” e di star “prendendo misure urgenti per invertire la rotta e creare un business più snello e resiliente, in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato”. Un alto funzionario del gruppo si è addirittura spinto oltre spiegando alla stampa che Nissan avrebbe “12 o 14 mesi per sopravvivere”. Uchida ha fissato un obiettivo di “stabilizzazione” dell’attività, puntando a renderla redditizia e generatrice di cassa con vendite globali pari a 3,5 milioni di unità all’anno entro l’anno fiscale 2026. Gli obiettivi chiave includono poi l’aumento delle vendite per modello e l’accelerazione della transizione verso veicoli eco- compatibili. Ed è proprio su queste due bucce di banana che il player giapponese è scivolato. I recenti sforzi dell’azienda per virare verso i veicoli elettrici (EV) non si sono fin qui rivelati all’altezza. Concorrenti come Tesla, Ford e Volkswagen stanno correndo molto più velocemente, conquistando il mercato EV con opzioni interessanti e strategie di marketing aggressive. Insomma, per tanto tempo il portafoglio di Nissan è rimasto (o è stato percepito) come obsoleto. Gli impegni dell’azienda per l’elettrificazione e la sostenibilità, così come gli investimenti massicci per espandere la sua gamma di veicoli elettrici, sono stati concepiti per invertire la tendenza.
Le cause del malessere di Nissan
Con l’annuncio del piano Nissan Ambition 2030 la Casa si è impegnata a investire in modo significativo nel prossimo decennio, concentrandosi sulla tecnologia delle batterie e sulle capacità di guida autonoma. Il gap da recuperare con la concorrenza è ampissimo. Anche perché, sebbene Nissan sia stata una delle prime pioniere nel mercato dei veicoli elettrici con la sua Leaf, da quel momento in poi (2010) è rimasta indietro rispetto alla concorrenza. “Non eravamo in grado di prevedere che i veicoli elettrici ibridi e ibridi plug-in sarebbero stati così popolari”, ha ammesso Uchida. Questo errore strategico si è reso evidente negli Stati Uniti, dove la redditività media dei concessionari Nissan, secondo un report di Automotive news, sarebbe al livello più basso degli ultimi 15 anni mentre la sua quota di mercato non è mai stata così bassa come negli ultimi cinque (5,6%). Nel 2023, gli ultimi dati disponibili per l’intero anno, Nissan ha venduto solo 834.097 unità nell’intera gamma di auto, light truck e SUV negli Stati Uniti (-26% in dieci anni). Le vendite globali di veicoli sono diminuite del 3,8% nella prima metà dell’anno finanziario, con un netto calo del 14,3% in Cina, dove Nissan è stata spiazzata dai concorrenti locali. Il declino più emblematico è avvenuto in Indonesia: dal picco di vendite di oltre 67mila veicoli all’anno nel 2012, oggi l’azienda non dovrebbe superare le 1.000. Nissan ha cessato la produzione nei suoi due stabilimenti di veicoli nel Paese diversi anni fa, ed esternalizza l’assemblaggio del suo modello Livina a Mitsubishi (in volumi molto limitati). In generale, la scelta di concentrarsi su modelli costosi e trascurare i segmenti di mercato più accessibili ha contribuito alla perdita di quote di mercato del player giapponese. Uniamoci anche l’incapacità di adattarsi alle nuove tendenze, come i veicoli elettrici e le tecnologie avanzate, e abbiamo due delle cause principali della crisi Nissan, che fatica a vendere vecchi modelli ma pure i più recenti. Da qui al 2026, e senza adeguate contromisure, il debito del gruppo potrebbe salire a 5,6 miliardi. Nel frattempo Renault continua a vendere le sue quote in Nissan, e si vocifera che quest’ultima si sarebbe già attivata per cercare un nuovo investitore di riferimento. Quale? Il nome caldo è quello di Honda, con la quale c’è già una partnership strategica nel segmento degli EV.
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