Non sarà soltanto una manifestazione contro la repressione. Il corteo nazionale di oggi contro il Ddl sicurezza è cresciuto nel corso delle settimane, fin dalla grande assemblea del 16 novembre alla Sapienza, ed è diventato molto di più, per diversi motivi. Innanzitutto perché i 38 articoli che compongono il disegno di legge criminalizzano comportamenti sociali e modalità di espressione del dissenso, forme di protesta e forme di vita, che coinvolgono un largo spettro di soggetti sociali.
DIETRO IL PARAVENTO ideologico della «sicurezza», che qui bisogna leggere come tutela assoluta degli interessi privati e dell’ordine contro ogni spazio pubblico e azione comune, il governo ha inteso criminalizzare anche la nonviolenza integrale di studenti e ambientalisti e le lotte dentro carceri e centri di detenzione per migranti. Vogliono estirpare anche le forme più basilari, quasi istintive, di solidarietà tra i cittadini, come i picchetti anti-sfratto. Per non parlare delle occupazioni di immobili in disuso e case lasciate sfitte a scopo speculativo, che ormai da decenni in questo paese costituiscono la grammatica dei movimenti sociali e che vengono presentate, complice una violenta campagna mediatica, come abusi contro altri poveri.
SONO SOLO alcuni esempi del modo in cui il Ddl sicurezza è riuscito a ricomporre un’alleanza sociale che non si vedeva da anni tra sindacati, associazioni, organizzazioni sociali, sinistre diffuse e movimenti. In piazza oggi ci sarà praticamente tutta l’opposizione politica al governo Meloni e la grandissima maggioranza dell’opposizione sociale. Hanno risposto a una chiamata che è venuta dal basso e che, all’inizio, ha utilizzato poche semplici parole: «A una sfida di questa intensità bisogna rispondere andando oltre le divisioni e i settarismi». In questo modo più di duecento sigle hanno cominciato a riparlarsi e riconoscersi, a volte dopo anni di sospetti reciproci e pretese di auto-sufficienza. Sanno che questo processo non è esente da contraddizioni, ma sanno anche che questo è l’unico modo per fermare quelle destre che hanno scelto di arrivare alla resa dei conti con un pezzo di paese.
IL PERCORSO del corteo è insolito, come insolito da qualche tempo a questa parte era diventato vedere soggetti diversi marciare uno accanto all’altro. Si parte alle 14 da piazzale del Verano per camminare più di tre chilometri, costeggiando le mura della città storica, attraversando villa Borghese per arrivare a piazza del Popolo. Qualcuno ha notato che si tratta del cammino inverso a quello che dovette compiere un’altra manifestazione che si tenne in un 14 dicembre, quella volta non autorizzata e «selvaggia». Si era nel 2010, al culmine del movimento studentesco dell’Onda. Mentre il centrodestra raccattava voti last minute alla Camera per approvare i tagli della riforma Gelmini, gli studenti provarono a raggiungere piazza Montecitorio proprio da piazza del Popolo. Ripararono unendosi in corteo fino alle mura amiche del quartiere di San Lorenzo. Per certi versi è stata la chiusura di un ciclo. Quelli affezionati ai simboli non possono pensare che oggi si ritorni, all’indietro, sul luogo del delitto per riprendere il filo della protesta.
OGGI LA MANIFESTAZIONE sarà aperta dallo striscione della rete nazionale «A pieno regime». Subito dopo ci saranno gli studenti e le studentesse, poi l’Arci e lo spezzone della Cgil, che ha mobilitato le sue camere del lavoro. Più indietro, i partiti: hanno aderito Pd, M5S, Avs e Rifondazione. Tra gli ultimi endorsement si nota quello della Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà. Lungo il cammino ci saranno azioni simboliche contro il governo e i suoi disegni liberticidi rivendicati ieri dall’ineffabile sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro. Sarà anche un corteo della cura reciproca: sono state diffuse attenzioni di base per consentire a tutti, anche chi si muove in carrozzina, di sentirsi a suo agio. Gli organizzatori invitano a portare in piazza pentole e padelle (per mettere in scena rumorosi cacerolazo, in stile argentino) e fazzoletti rossi. Un pezzo dei movimenti di lotta per la casa di Roma si staccherà dopo la partenza per raggiungere piazza Indipendenza. Ieri sera la facoltà di lettera della Sapienza, nella città universitaria, è stata occupata per fungere da centro di accoglienza e ospitalità per i tanti manifestanti che arriveranno da ogni parte d’Italia.
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