Come va l’agricoltura In Italia? Fatturato, ricavi, andamenti del settore per dipendenti e imprese in base ultimi dati

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Secondo l’Istat, la produzione nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca ha registrato una diminuzione dell’1,8%.

L’agricoltura italiana ha vissuto un 2023 complesso, con una contrazione in diversi indicatori chiave. Nonostante queste difficoltà, il settore rimane un pilastro dell’economia nazionale e dell’Unione europea, con una resilienza che conferma la sua importanza strategica. Secondo i dati Istat, la produzione agricola ha registrato una diminuzione dell’1,8% in termini reali rispetto al 2022, mentre il valore aggiunto ha subito un calo più marcato del 2,5%.

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  • Agricoltura in Italia, ecco come va

  • Segnali di innovazione e adattamento delle imprese agricole




Agricoltura in Italia, ecco come va

Tra i fattori che hanno influenzato queste performance negative dell’agricoltura, le condizioni climatiche avverse hanno giocato un ruolo determinante. Eventi come ondate di calore, siccità e fenomeni atmosferici estremi hanno compromesso molte colture, con una riduzione nei volumi di produzione di vino (-17,4%) e frutta (-11,2%). Il settore si è trovato a fronteggiare due questioni aperte: garantire la continuità della produzione e adattarsi ai cambiamenti climatici che stanno trasformando i cicli agricoli tradizionali.

Dal punto di vista economico, il settore agricolo italiano ha generato un valore aggiunto di 38,2 miliardi di euro, posizionandosi al secondo posto nell’Unione europea, subito dopo la Francia, che ha registrato 39,2 miliardi di euro. Questo risultato conferma il peso dell’agricoltura italiana nel panorama comunitario, soprattutto per la qualità e la diversificazione delle produzioni. Le esportazioni agroalimentari hanno continuato a essere un punto di forza, trainando il comparto grazie alla domanda internazionale per prodotti come il vino, l’olio extravergine d’oliva e i formaggi Dop.

Nonostante ciò, il settore ha visto una flessione dell’occupazione. Le unità di lavoro, che misurano il contributo lavorativo, sono diminuite del 2,4% rispetto all’anno precedente. In particolare, il lavoro dipendente ha subito un lieve calo dello 0,3%, mentre il lavoro indipendente ha registrato una contrazione più marcata del 3,5%. Questo andamento rispecchia le difficoltà strutturali delle piccole e medie imprese agricole, che costituiscono la spina dorsale del settore, ma che spesso faticano a sostenere i costi operativi in uno scenario di crescente incertezza.

Un problema cronico che continua a penalizzare il comparto agricolo è il lavoro irregolare. Si stima che circa 200.000 lavoratori agricoli, pari al 30% della forza lavoro totale, operino senza regolare contratto. Questa realtà colpisce in particolare le fasce più vulnerabili della popolazione, tra cui molti migranti e donne, spesso vittime di sfruttamento e condizioni lavorative precarie. Il contrasto al lavoro nero e lo sviluppo di politiche per la regolarizzazione rimangono quindi priorità urgenti per garantire una maggiore sostenibilità sociale nel settore.

Segnali di innovazione e adattamento delle imprese agricole

Nonostante queste criticità, il 2023 ha evidenziato anche segnali di innovazione e adattamento. Molte imprese agricole hanno avviato processi di digitalizzazione e automazione, adottando tecnologie come l’agricoltura di precisione, i sensori per il monitoraggio delle colture e l’utilizzo di droni per ottimizzare la gestione dei campi. Questi investimenti, sostenuti in parte dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sono un tentativo di modernizzare il settore e renderlo più competitivo, migliorando al contempo l’efficienza produttiva e la sostenibilità ambientale.

Dal punto di vista delle politiche pubbliche, il governo sta lavorando su un piano per sostenere le imprese agricole colpite dalle avversità climatiche e dalle difficoltà economiche. Tra le misure in discussione, ci sono incentivi fiscali per l’acquisto di macchinari innovativi, finanziamenti agevolati per le start-up agricole e programmi di formazione per favorire la transizione verso modelli produttivi più sostenibili.

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