Le Regioni peggiorano per povertà, acqua e ecosistemi terrestri: presentato al Cnel il rapporto Asvis

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Tra il 2010 e il 2023 le Regioni italiane non sono riuscite a intraprendere un percorso efficace di attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile analizzati solo per l’istruzione si registra un miglioramento su buona parte del territorio nazionale, mentre peggiorano le condizioni di quasi tutte le Regioni per povertà, acqua e sistemi idrici, qualità degli ecosistemi terrestri. È quanto emerge dal quinto Rapporto sui Territori, pubblicato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) e presentato oggi al Cnel.

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Brunetta: gli obiettivi di sviluppo sostenibile passano dai corpi intermedi
“Molti dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Agenda ONU 2030 – ha dichiarato il presidente del CNEL Renato Brunetta in apertura dei lavori – passano dall’azione dei corpi intermedi. Lo Stato non basta. Serve la società civile. Penso innanzitutto ai corpi intermedi rappresentati nel CNEL, ma anche a quelli che potrebbero esserci in futuro, come le fondazioni bancarie, che hanno un’eccezionale pregnanza sia territoriale che di risorse. Penso alle camere di commercio e alla loro capacità di rappresentare capillarmente il mondo produttivo. E poi altri organismi talvolta misconosciuti, quali i consorzi di bonifica e la loro rete pubblico-privato di grandissimo valore o le università popolari, antico strumento di irradiamento culturale. Io sto facendo l’“Indiana Jones” delle reti. Il CNEL va a caccia di reti, che abbiano un significato territoriale, economico e sociale e con cui stringere un’alleanza su obiettivi comuni, che sono appunto gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030”.

Serve un coordinamento tra i livelli territoriali
“Le strade del CNEL e di ASVIS – ha proseguito Brunetta – continuano a intrecciarsi, perché tra di noi c’è coesione e condivisione, tant’è che abbiamo sottoscritto un accordo di collaborazione, che fa da sfondo all’evento odierno ma che potrebbe portare anche ad altro. Mi riferisco, in particolare, a un’azione congiunta volta a rafforzare il monitoraggio degli obiettivi ONU dell’Agenda 2030 e a garantire un punto baricentrico, una cabina di regia, una sorta di coordinamento soft tra livello centrale e livelli territoriali, a fronte di un’inevitabile oscillazione tra queste diverse dimensioni e nel quadro di un crescente dinamismo delle Regioni”.

Stefanini: Dal rapporto emergono molte criticità
“Con il Rapporto Territori l’ASviS offre al Paese – ha affermato il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – uno strumento indispensabile per conoscere lo stato di attuazione dell’Agenda 2030 su scala territoriale e così aiutare le amministrazioni locali a decidere come colmare i numerosi ritardi che frenano lo sviluppo sostenibile in Italia. Dal Rapporto emergono diverse criticità, che proponiamo di affrontare con misure concrete, da definire coinvolgendo la società civile in un dibattito politico, pubblico e culturale. È indispensabile intervenire, anche con politiche nazionali volte a ridurre le disuguaglianze sociali, prendersi cura dell’ambiente e innovare i sistemi produttivi, coerentemente con gli impegni assunti dall’Italia a livello internazionale e con i principi della Costituzione, in particolare quelli di tutelare ambiente, biodiversità ed ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni. È un processo che, come indica il titolo del Rapporto, deve iniziare dal basso, ‘alle radici della sostenibilità’, e riconoscere la diversità di esigenze, di rischi e di opportunità tipica del nostro Paese”.

Giovannini: Italia in ritardo sui 17 Sdgs
“I drammatici ritardi dell’Italia sui 17 SDGs in Regioni, Province autonome e Città metropolitane – ha evidenziato il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini – possono essere recuperati a condizione di concentrarsi seriamente sulla dimensione territoriale dell’Agenda 2030. Occorre mettere a frutto le esperienze virtuose che emergono dai territori, che l’ASviS raccoglie e valorizza nel Rapporto odierno, e usare adeguatamente le risorse a disposizione, a partire dai 75 miliardi di euro assegnati all’Italia dall’Accordo di Partenariato con l’Ue, di cui è stato finora impegnato solo il 12%. Questa incapacità di usare le risorse disponibili penalizza in particolare il Mezzogiorno, già gravato dalla rimodulazione del PNRR approvata nel 2023, che ha eliminato il vincolo di destinare almeno il 40% delle risorse alle Regioni del Sud e dalla riduzione del Fondo perequativo infrastrutturale (da 4,6 miliardi a circa 700 milioni di euro) prevista dalla legge di Bilancio 2024, contrariamente a quanto prevede la nostra Costituzione. Vanno colte le opportunità del Regolamento Ue sul ripristino della natura che, imponendo lo stop immediato al consumo di suolo in aree molto significative del territorio nazionale, va utilizzato per investire in progetti di rigenerazione urbana, con ricadute positive su occupazione e qualità della vita. Occorre inoltre diffondere le buone pratiche dei Climate City Contract predisposti dalle nove città italiane coinvolte nella missione Ue e porre attenzione alla definizione di una strategia per la montagna, da affiancare a quella per le aree interne”.

Mallen: Conversione ecologica volano per lo sviluppo sostenibile
“Uno dei messaggi più rilevanti del Rapporto sui Territori – ha sottolineato la consigliera CNnel e presidente dell’ASviS Marcella Mallen – è che la conversione ecologica può essere allo stesso tempo il traino e il volano di benefici per tutte le dimensioni dello sviluppo sostenibile, integrando aspetti positivi a livello di inclusione sociale, protezione ambientale, innovazione economica e coinvolgimento istituzionale. Nonostante una situazione generalmente difficile, l’ASviS con il Rapporto sui Territori mette in luce la possibilità di un cambiamento vantaggioso per tutti, come dimostrano le numerose esperienze virtuose che maturano nei territori, dalle città alle aree interne. Auspichiamo che i media pongano maggiore attenzione a queste realtà per renderle più conosciute, così da mostrare che è ancora possibile ridurre i divari, rafforzare la coesione sociale e promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo per le persone e le comunità”.

questo link sono disponibili: Il Rapporto Territori 2024, le schede sulle 21 Regioni e Province autonome, i grafici e le mappe interattive realizzate in collaborazione con GEA – Green Economy Agency.



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