«Divulgare significa restituire ai cittadini le chiavi d’accesso al loro patrimonio, alla cultura in generale». Giacomo Montanari, storico dell’arte e direttore di D:Cult, primo corso di alta formazione dedicato alla divulgazione scientifica del patrimonio culturale, promosso dalla Scuola Superiore Ianua dell’Università di Genova, riassume così il cuore del mestiere di divulgatore all’evento di conclusione della prima edizione.
Un bilancio molto positivo: 250 ore di formazione tra lezioni, sopralluoghi e workshop, 600 ore totali di esperienze in azienda presso 15 realtà culturali di eccellenza, 1 bootcamp di due giorni a Voltaggio, 35 docenti altamente qualificati, 24 giovani partecipanti under 35 provenienti da tutta Italia, con un tasso di completamento del corso del 100%, 10 location all’interno di prestigiosi spazi monumentali della città e della Liguria, molti dei quali tutelati dall’Unesco, 4 focus aperti al pubblico, 6 proposte progettuali concrete per valorizzare il patrimonio culturale del territorio.
Quello del divulgatore è un mestiere perché si può essere studiosi, professori, ricercatori, ma se non si hanno anche le competenze per trasmettere il sapere, il rischio è che esso rimanga chiuso in chi già ha la conoscenza. «Il corso allarga gli orizzonti a tanti giovani professionisti che si formano nelle proprie discipline e che hanno bisogno però di imparare anche come mediare tra pubblici sempre più ampi. Non è solo comunicazione, è anche capire che cosa serve alle persone e dare a tutti una cassetta degli attrezzi per capire in autonomia. Il divulgatore dovrebbe avere come obiettivo quello di rendere autonomi i propri ascoltatori in modo che siano in grado di riconoscere in maniera personale, con le loro proprie capacità, quelli che sono gli elementi di valore del proprio territorio e della propria realtà».
Proprio per questo è nata l’idea del corso, ispirato dall’esperienza delle giovani guide durante i Rolli Days. Non sarà l’unica edizione: «Più che una chiusura è un inizio, proprio perché questa proposta, molto a scatola chiusa, è stata sostenuta da tanti enti che hanno collaborato con noi come partner, dall’Università. Io credo che sia il momento giusto per investire in una formazione che vada un po’ oltre quelle che tradizionalmente noi affrontiamo. Dicevo anche ai colleghi che da qualche anno la divulgazione scientifica è una delle missioni degli Atenei, quindi noi siamo tenuti a pensare non solo alla ricerca, non solo alla didattica, ma anche alla trasmissione del sapere, che è la divulgazione di fatto. Noi chiudiamo il primo anno di corso, ma è stato un anno di sperimentazione, quindi abbiamo messo insieme tante teste, tanti docenti, tante proposte».
L’anno prossimo Montanari intende alzare l’asticella: «Cercheremo di fare ancora meglio, queste cose accadono perché c’è stata una comunità di intenti fatta da tantissime teste, da quelle più grandi a quelle più piccole che ritengono che la mediazione culturale sia oggi una priorità e soprattutto ci sono state poi tante teste di giovani che hanno scelto da tutta Italia di venire a Genova per formarsi e questo credo sia anche la grande prospettiva. L’alta formazione serve a costituire dei centri dove le persone si muovono per ricevere offerte di alto livello per migliorare la propria professionalità e noi di Genova dobbiamo costituire un polo per cui ci sia una motivazione a venire qui per ricevere una formazione che non possono avere altrove».
Saranno 30 i posti disponibili al massimo. «L’obiettivo è quello di avere la metà di persone che vengono da fuori, non più un terzo, se riusciremo a trovare anche i sostegni economici adeguati perché questo è un corso in cui i ragazzi hanno anticipato una quota, ma poi avranno tutto rimborsato. Se noi chiediamo ai giovani di pagare per formarsi, secondo me non stiamo seguendo la strada giusta», sostiene Montanari.
I progetti e le voci dei ragazzi
A chiusura del corso i gruppi di lavoro interni hanno lavorato a dei progetti: «Sono stati pensati come esercizi − chiarisce Montanari − quindi non avevano l’obiettivo di risolvere niente, ma sono stati fatti talmente bene che noi speriamo possano essere l’inizio di un pensiero per una potenziale start-up o per qualcos’altro».
MAAVS: vivere la storia insieme
Il progetto MAAVS si concentra sul garantire una maggiore accessibilità al Museo Archeologico Alta Valle Scrivia, a Isola del Cantone, immaginandolo come polo di sviluppo culturale e aggregazione sociale. L’idea è trasformarlo in uno spazio vivo, un punto di incontro per la comunità locale. Il progetto propone attività interattive per adulti e bambini, iniziative partecipative per tramandare la memoria, incontri con esperti per approfondire la storia locale e serate culturali aperte a tutti. Il Museo Archeologico dell’Alta Valle Scrivia si presenta così come uno scrigno di ricordi da condividere, un luogo speciale per chi ama scoprire piccole realtà che custodiscono una grande storia.
NarraVo: un progetto per riscoprire la pinacoteca di Voltaggio
Il progetto NarraVo punta a valorizzare la pinacoteca di Voltaggio, situata nel cuore dell’Appennino piemontese. L’iniziativa mira a promuovere attività divulgative in collaborazione con le realtà sociali, culturali e amministrative locali, con l’obiettivo di riscoprire e restituire valore alla pinacoteca, alla sua collezione e alla storia della comunità. Attraverso un dialogo attivo con la popolazione, saranno proposti percorsi dedicati durante la fase di ristrutturazione del museo e in vista della sua riapertura, per rendere questo luogo un punto di riferimento culturale condiviso.
Open Peschiere: un nuovo centro per la cultura genovese
Il progetto nasce dall’esigenza di valorizzare sia gli spazi interni di Villa Pallavicino delle Peschiere, sia il giardino e le aree esterne, raramente accessibili al pubblico. Da questa visione prende vita Open Peschiere, un’iniziativa che, attraverso una comunicazione accattivante e un ricco calendario di eventi culturali, artistici e musicali, intende trasformare la villa in un centro dinamico e inclusivo per la cultura e la comunità genovese. Particolare attenzione è dedicata ai giovani, con l’obiettivo di promuovere collaborazioni con realtà liguri, creando nuove sinergie per il territorio.
Margini in Evidenza: scoprire i beni culturali nelle periferie
Margini in Evidenza è un progetto di divulgazione scientifica dedicato ai beni culturali situati nelle zone periferiche di Genova. Attraverso visite non tradizionali, che incorporano elementi di gamification e concorsi a premi, l’iniziativa mira a stimolare l’interesse attivo del pubblico. Gli obiettivi principali sono esplorare il rapporto tra centro e periferia in ambito storico-artistico e avviare un processo di riappropriazione di spazi che possano diventare punti di riferimento e interesse per il quartiere coinvolto.
Santa Maria di Castello. Il Complesso Accessibile
Il progetto offre un’opportunità unica per riscoprire un luogo emblematico nel cuore della città. L’iniziativa prevede un nuovo allestimento permanente del museo, pensato per garantire maggiore accessibilità a ciechi e ipovedenti, grazie a un percorso multisensoriale e al supporto di divulgatori scientifici che promuoveranno un’esperienza innovativa e inclusiva del sito. Inoltre, il progetto mira a realizzare eventi culturali e a rafforzare una rete sociale con le molteplici realtà del centro storico, valorizzando il dialogo e la collaborazione tra comunità locali e istituzioni culturali.
Podcast in dispARTE: la storia dell’arte moderna per tutti
Il progetto prevede la creazione di un podcast dedicato alla storia dell’arte moderna, con l’obiettivo di valorizzare e diffondere il patrimonio storico-artistico, rendendolo accessibile a un pubblico ampio attraverso un approccio dialogico e partecipativo. In collaborazione con lo studio di registrazione dell’Università di Genova, saranno prodotte cinque puntate, coinvolgendo le comunità locali, grazie alla cooperazione con Art Sharer, nell’individuare luoghi e opere di interesse su tutto il territorio nazionale.
Le voci dei partecipanti
Valentina Della Vecchia arriva da Perugia e ha studiato anche a Bologna. Sta facendo un master di secondo livello in economia e gestione di beni culturali e tramite un articolo sulla rivista Finestre sull’Arte è venuta a conoscenza del corso: «Ho pensato che potesse essermi utile per completare il percorso di studi, anche perché la parte teorica è sempre fatta all’Università, qui invece c’è stata anche molto più pratica. Abbiamo proprio messo le mani in pasta nella progettazione, dal fare un articolo all’organizzazione di questa conferenza sino al podcast che speriamo di realizzare dopo il corso. Tra le cose che mi sono rimaste più impresse ci sono le dinamiche di gruppo che si sono create tra di noi, abbiamo sperimentato in che modo potremo usare le nostre capacità anche per il lavoro futuro».
Nicolò Faustin è di Bolzano, ma vive a Genova da qualche anno. È uno dei divulgatori dei Rolli Days. «Nella grande famiglia che si è creata è circolata la voce di questa opportunità e ho preso subito la palla al balzo. Io sono storico, ho un dottorato in ebraistica, quindi avevo preso la via della ricerca. Poi mi sono reso conto che il percorso della divulgazione mi sembrava un po’ più efficace, più utile, più inclusivo, più aperto a tutti e quindi mi è sembrata proprio l’opportunità giusta. Le premesse sono state tutte soddisfatte perché è un corso molto variegato, quindi con molti stimoli da tante discipline diverse». Faustin sottolinea che il corso ha affrontato la divulgazione in senso molto ampio, non solo quello delle visite guidate stile Rolli Days: «In un’accezione estremamente stimolante, sia da un punto di vista di possibili prospettive future sia anche del gruppo che si è creato, perché venendo tutti da professionalità diverse si è creata una bella intesa».
I pregi di fare il divulgatore per Faustin sono: «Il fatto di poter raccontare posti estremamente belli, interessanti, ricchi di storie. E poi anche il contatto col pubblico è stimolante perché magari si ha a che fare con semplici curiosi o con esperti».
I sostenitori
Il corso, unico in Italia, è stato realizzato in partnership con Fondazione Edoardo Garrone, Fondazione Friends of Genoa, Fondazione Passadore 1888 e Camera di Commercio di Genova, con la collaborazione di Associazione Culturale Santa Maria di Castello, Biblioteca Civica Berio, Fondazione per la Cultura Genova Palazzo Ducale, Grimaldi Factory, Lockton P.L. Ferrari, Palazzo della Meridiana.
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