La segretaria del Pd al centro di Gjader. Il Consiglio d’Europa contro i Cpr italiani: ospiti maltrattati. Il Viminale: rapporto parziale
Elly Schlein è arrivata nel pomeriggio al centro migranti di Gjader, in Albania, «una cattedrale nel deserto» non ha esitato a definirla la segretaria del Pd che le immagini di quel centro le ha poi postate su Instagram, a confermare la sua avvilente metafora. Lo ricordiamo: quel centro è frutto di un accordo tra il nostro governo e il governo albanese, un protocollo siglato nel novembre 2023 per ospitare i migranti che arrivano sul nostro territorio. «Per adesso le navi hanno trasportato avanti e indietro prima 16 persone e poi 8. E ogni viaggio è costato 250 mila euro», ricorda anche Schlein che ieri ha visitato pure il centro di Shengjin.
Durante la trasferta albanese la segretaria del Pd ha scoperto che i lavori nel centro di Gjader stanno continuando. Spiega: «L’intento è di arrivare ad ospitare 1.040 persone con il rischio di non arrivare ad ospitarne nemmeno una. Stiamo aspettando la decisione della Corte di Giustizia europea che non arriverà mai a smentire sé stessa. Una decisione che noi avevamo previsto e che i giudici italiani hanno applicato correttamente».
Già da tempo l’opposizione aveva stimato che per i centri e per i viaggi il governo italiano aveva speso 800 milioni. Schlein ieri ha aggiunto altri calcoli: «Con quei soldi si potevano costruire 50 mila nuovi posti negli asili nido. Oppure assumere 7 mila insegnanti a fronte del fatto che nella manovra di quest’anno sono stati tagliati 5.660 posti. Tutto questo perché il governo si ostina a mettere la sua bandiera della propaganda: la pianta sulla pelle degli italiani».
Sempre ieri Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha voluto confermare la validità dell’accordo. Ha detto infatti: «Quello dei centri in Albania è ancora un discorso in corso d’opera e certamente si realizzeranno per come sono stati immaginati».
Intanto il Consiglio d’Europa ha reso noto un rapporto dove vengono bocciati i Cpr, i Centri per i rimpatri in Italia. È stato il Cpt, l’organo anti tortura del Consiglio d’Europa, a definire i Cpr «non idonei». E questa definizione sembra senza appello, perlomeno a leggere i rilievi sollevati. Scrive il Cpt: «Ci sono pessime condizioni materiali, assenza di un regime di attività, approccio sproporzionato alla sicurezza, qualità variabile dell’assistenza sanitaria e mancanza di trasparenza da parte degli appaltatori privati».
L’analisi del Cpt è stata fatta su 9 centri visitati nell’aprile scorso. Ma il Viminale respinge le accuse. Sono fonti del ministero che sostengono che il rapporto del Cpt è «basato su informazioni parziali e incomplete». L’accusa più forte del Comitato europeo riguarda i maltrattamenti e la sedazione dei migranti con psicofarmaci. Ma le fonti del Viminale respingono anche questa, sostenendo che non risulterebbe nessuna somministrazione impropria di farmaci. Andrea Crippa della Lega rilancia: «Nei Cpr finiscono migranti irregolari, con priorità per quelli pericolosi, che nel caso potrebbero lasciare i centri in pochi giorni, se solo accettassero il rimpatrio. Ma la sinistra vorrebbe chiudere questi centri perché preferisce lasciarli a spasso».
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