Tavole da surf ecosostenibili: in Sardegna prodotti Made in Italy

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Surfboard con sughero, fibra di basalto e anime compostabili. L’eccellenza ecofriendly si trova ad Alghero

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Surf e natura è un binomio pressoché scontato. Il mare, le onde e la costa sono scenari imprescindibili per ogni surfista. Ma nonostante questa tanto decantata luna di miele, quasi mai chi cavalca le onde ha un comportamento ecosostenibile. Lunghi viaggi in aereo e frequenti spostamenti in auto, ma anche attrezzature come tavole, mute e paraffina sono tra i principali colpevoli dell’impronta di carbonio dei surfisti. Una nuova consapevolezza è però nata in questi ultimi quindici anni, trascinando nel mercato aziende che spesso hanno semplicemente puntato a una nuova fetta di mercato, ma in alcuni casi hanno anche creduto in ciò che stavano facendo, portando anche una buona dose di innovazione. Una di queste è nata in Sardegna come start up e piano piano si sta facendo spazio nel vasto mondo della produzione di surfboard.

Tavole da surf con materiali italiani

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L’azienda si chiama Alterego, è specializzata nella produzione di tavole da surf, kite e Sup e si trova ad Alghero, nella costa nord-occidentale della Sardegna. Un luogo che non solo è strategico per la presenza di diversi spot dove poter testare il materiale, ma che ha anche in qualche modo ispirato la scelta dei materiali. Per esempio, il sughero, che viene usato per i sistemi di ammortizzamento degli impatti e arriva dalle sugherete di Calangianus, un piccolo borgo della Gallura, a un’ora da Olbia. Ma anche il basalto, un tipo di roccia molto diffusa in Sardegna e nel passato usata anche per edificare, fa parte del processo produttivo: la tavola, anziché avere un longherone, cioè un asse di legno generalmente centrale che ha una funzione strutturale, ha invece degli inserti di basalto. “Quest’ultimo ha un impatto sull’ambiente nullo – spiega Alessandro Danese, il general manager dell’azienda – la fibra di basalto, infatti, diventa una polvere di roccia”. È grazie a questi due componenti che Alterego può anche modulare la reattività delle tavole: se il basalto irrigidisce, il sughero fa l’effetto contrario. E grazie al loro bilanciamento, si ottiene un mezzo più o meno rigido, più o meno reattivo.

Tavole da surf ecosostenibili scelte da un grande marchio

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Ma è il territorio del cosiddetto pane, cioè la parte interna, nelle tavole tradizionali in polistirolo o poliuretano, dove Alterego ha fatto fare ulteriori passi avanti nella ricerca. Da loro è stato testato – e viene usato – anche un tipo compostabile al cento per cento. “È un espanso di mais, una specie di grande pop corn, al quale poi diamo la sagoma desiderata”, spiega Danese. Oltre a questo materiale, l’azienda ha nella linea di produzione altri pani con diversi livelli di sostenibilità che vanno dal 35 all’80 per cento, sui quali va stesa la resina, che ha una componente biologica tra il 51 e il 75 per cento. La bellezza delle tavole, la tecnologia e ovviamente la loro ecosostenibilità hanno portato un grande player come Duotone a sceglierle per i loro surfini di kite ad alte prestazioni.

le donne, una marcia in più

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Nel capannone, il responsabile della produzione è Michele Piga, che ha sposato il progetto sin dall’inizio e che può contare con un team di circa dodici persone, cresciuto verticalmente proprio negli ultimi anni. La squadra ha una componente femminile altissima, e questa è una particolarità perché il mondo dello shaping è sempre dominato da maschi. Ma il gender balance ad Alterego sembra avere anche risvolti pratici perché, assicurano, le donne hanno un’attenzione per i dettagli senza eguali. E ogni tavola appare davvero come una specie di gioiello. “Possiamo vantarci di una chiara onestà costruttiva, la tavola la puoi vedere e i materiali sono lì davanti agli occhi”, dice Danese. In futuro, forse già nel 2025, per Alterego potrebbero esserci delle novità. Da start up, a fornitore di un grandissimo marchio, a un ritorno alle origini, quindi un orientamento alla vendita di tavole per sport acquatici ad alto livello di sostenibilità. E chissà magari si vedrà qualche surfboard in più in acqua, non solo tra gli spot destinati ai kiter, ma anche in quelli di surf.





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