Prodotti agricoli, utili sempre più bassi

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L’analisi Coldiretti: con una forbice dei prezzi tra produzione e consumo che aumenta da 3 fino a 5/6 volte dal campo alla tavola, su 100 euro spesi dal cliente per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro

Dop economy fiore all’occhiello e fonte di valore sia a livello nazionale che locale, dietro il mondo dell’agricoltura, nella filiera che porta dai campi alla tavola si nascondono però numerose diseguaglianze. Basti pensare che con una forbice dei prezzi tra produzione e consumo che aumenta da 3 fino a 5/6 volte dal campo alla tavola, su 100 euro spesi dal cliente per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del macro-settore del commercio e del trasporto. E peggio va per i prodotti alimentari trasformati: l’utile dell’agricoltore che si riduce a 1,5 euro, solo di poco inferiore a quello dell’industria, pari a 1,6 euro, contro i 13,1 euro del commercio e trasporto che fanno la parte del leone. A fare il quadro della situazione, rimarcando storture inaccettabili, ma anche l’importanza di rivolgersi ai mercati contadini come quelli di Campagna Amica è Coldiretti Sondrio sulla base dell’analisi della catena del valore, realizzata da Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, a valere sui dati Istat disponibili.

«Nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare – scrive Ismea – permangono squilibri strutturali, con le fasi più a valle, quali logistica e distribuzione, in grado di trattenere la quota più elevata del valore finale del prodotto, a discapito soprattutto della fase agricola». L’approfondimento, realizzato dall’Istituto, sulla filiera della pasta e su quella della carne bovina ha messo in luce una situazione di sofferenza, con margini particolarmente compressi, se non addirittura negativi, per le aziende agricole e gli allevamenti, mitigati solo dal sostegno pubblico, attraverso la Pac e gli aiuti nazionali.

«Una situazione – aggiunge la Coldiretti provinciale attraverso il presidente Sandro Bambini – che evidenzia la necessità di intervenire con una più equa distribuzione nella catena del valore con la recente normativa sulle pratiche sleali lungo la filiera e la rilevazione dei costi standard sotto i quali non devono scendere i compensi».

L’inflazione che ha ridotto il potere di acquisto delle famiglie, ha comportato un aumentata sensibilità verso il cibo locale, con oltre sei consumatori su dieci che nel 2024 hanno fatto almeno un acquisto in un mercato contadino, realtà che sono diventate ormai un appuntamento fisso per la spesa dei cittadini accanto a supermercati e negozi di vicinato. A spingere gli acquisti dal produttore è soprattutto la garanzia della salubrità e della trasparenza di quanto portano a tavola. Il 73% degli intervistati ritiene, infatti, che comperare direttamente dall’agricoltore sia la via più sicura tra tutte le forme di distribuzione, dal supermercato al web. Al secondo posto si piazzano i mercati contadini rionali che garantiscono la sicurezza del cibo per il 69% degli intervistati e precedono i negozi di vicinato (56%) e i supermercati e ipermercati (48%). Fanalino di coda, il web, con appena il 19% degli italiani che si fida del cibo acquistato su internet.

Proprio per assicurare una piena trasparenza su quanto i cittadini mettono nel piatto, Coldiretti con la mobilitazione “No fake in Italy”, partita dal Brennero, ha lanciato una raccolta di firme per una legge europea di iniziativa popolare per estendere l’obbligo dell’indicazione dell’origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. L’approvvigionamento alimentare è assicurato grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica: «Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali – conclude Coldiretti con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione».

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