Povertà energetica, una famiglia su dieci vive in grave disagio. Ma una strada attuabile c’è

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Secondo l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (Oipe), nel 2023, circa 2,4 milioni erano le famiglie in povertà energetica, con un incremento rispetto al 2022 di ben 340 mila famiglie. Una povertà energetica in Italia che coinvolge oltre 1 milione di minori. La povertà energetica si abbatte sul 9% delle famiglie italiane, e in particolar modo su quelle dove sono presenti minori, stranieri o residenti nel Mezzogiorno. L’aumento delle famiglie in povertà energetica è risultato pari all’1,3% in un solo anno.

Si tratta di persone e famiglie in grave disagio, con numeri che sono sovrapponibili ai recenti dati sulla povertà assoluta che Istat ha reso noti ad ottobre 2024. Infatti, l’Istat afferma che nel 2023 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di famiglie, pari all’8,4% sul totale delle famiglie e quasi 5,7 milioni di individui, 9,7% sul totale degli individui residenti. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, mentre per le famiglie composte solamente da italiani è al 6,3%.

Secondo Oipe, l’aumento delle famiglie in povertà energetica deriva, in particolare, dalle famiglie che dichiarano addirittura di non spendere nulla per il riscaldamento, probabilmente quelle in povertà assoluta. Questi dati confermano come in Italia si amplia il numero di coloro in condizioni di disagio economico e sociale, nonché l’area di povertà assoluta dove scivolano sempre più anche coloro in povertà relativa.

La percentuale più alta di famiglie in povertà energetica si è registrata in Calabria, con il 19,1%, mentre quella più bassa si è rilevata nelle Marche, con circa il 5%. Se ci riferiamo all’aumento delle famiglie in povertà energetica, la regione dove questo si è maggiormente riscontrato è la Basilicata, con oltre il 4,4%.

Oipe afferma che la spesa energetica domestica relativa all’anno 2023 si è mediamente ridotta del 6,4%, attestandosi a 1.800 euro, cioè 120 euro in meno rispetto al 2022. Questi dati hanno una triste coincidenza con le scelte del Governo in carica che, da una parte, si sta prodigando nell’aumentare le persone in povertà assoluta, avendo abolito il reddito di cittadinanza, che ha visto la rinuncia da parte di 331.000 famiglie (un numero molto vicino a quelle dell’aumento in povertà energetica), e con l’azzeramento dei contributi affitti, dall’altra con la scelta nel 2023 di una riduzione delle politiche di sostegno alla spesa energetica delle famiglie. Riduzione che ha visto uno stanziamento di 10 miliardi nel 2023, a fronte di 27,3 miliardi di euro nel 2022.

Tagli riferibili anche ai bonus sociali, che nel 2023 sono stati finanziati con 2,2 miliardi di euro, un miliardo di euro in meno rispetto al 2022, quando ai bonus erano stati destinati 3,2 miliardi di euro. Così come Istat afferma che le famiglie in povertà assoluta in affitto e con minori passano dal 27% al 31% tra il 2022 e il 2023, Oipe nel 2023 rileva che un quarto delle famiglie in povertà energetica ha un minore in famiglia: 690 mila famiglie e 1,15 milioni di minori, pari al 10,6% del totale delle famiglie con minori residenti in Italia.

Come rispondere a ciò? Credo che la questione del contrasto alla povertà, alla povertà abitativa e alla povertà energetica debba essere affrontata in maniera uniforme e vedere un cambio di passo, per farla entrare stabilmente tra le priorità dell’agenda politica del Governo. Per esempio, sostenendo adeguatamente la nascita delle comunità energetiche rinnovabili e solidali, e in tale contesto prevedere forme di partecipazione anche per famiglie in disagio economico e sociale.

Con tutta evidenza, il verificarsi negli ultimi anni di aumenti consistenti delle bollette energetiche non ha visto un corrispondente aumento degli stipendi. Anzi, gli aumenti dei costi energetici hanno inciso sui redditi, portando a una loro riduzione o addirittura alla scelta di rinunciare al riscaldamento. La tenaglia tra bassi stipendi, costi energetici e povertà produce morosità negli affitti e povertà energetica.

Eppure, una strada ci sarebbe concreta e attuabile subito. La Commissione europea ha destinato all’Italia circa 1,4 miliardi di euro per la riqualificazione energetica delle abitazioni di edilizia pubblica e sociale e contro la povertà energetica di persone a basso reddito. Si tratta di interventi, previsti dal regolamento (Ue) 2023/435 (Repower EU), e precisamente dell’investimento 17, missione 7, per l’efficientamento energetico, soprattutto nelle abitazioni popolari, spesso situate nelle periferie urbane, dove vivono proprio le famiglie in povertà energetica, con persone anziane, disabili o minori. Ma di questi programmi di efficientamento energetico e di contrasto alla povertà energetica si sa poco. Possiamo rendere pubblico questo finanziamento e farne oggetto di un percorso partecipativo? I soldi ci sono e la necessità pure, cosa aspettiamo? Che aspetta il Governo a rendere pubblici i programmi per i quali intende utilizzare queste ingenti risorse? Come si è visto, il freddo non è solo una condizione climatica, ma uno dei tasselli fondamentali di esclusione sociale ed emarginazione.



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