Un sovraffollamento del 150 per cento a fronte di una capienza pensata per 270 detenuti a fronte di una struttura tanto fatiscente che per qualcuno sarebbe addirittura da chiudere e soprattutto un numero di agenti della polizia penitenziaria che si contano in 79 unità tra agenti e assistenti “di prima linea” a fronte delle 122 necessarie per gestire il penitenziario con l’aggravante dei turni “massacranti” cui gli stessi sono costretti con un carico di stress enorme per loro, ma anche per i detenuti cui non si riescono a garantire condizioni di vivibilità e tra i quali non mancano, soprattutto tra gli psichiatrici, quelli aggressivi i cui comportamenti si traducono in violenze verso gli operatori.
Questa la nota situazione in cui versa il carcere di San Donato tornano a denunciare Sappe, Sinappe e Osapp e di fronte alla quale non solo di risposte non ne arrivano, ma vi sarebbe totale immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria. Questa la nota situazione contro cui gli operatori hanno ancora una volta protestato gli agenti insieme ai segretari provinciali dei tre sindacati e cioè Giuseppe Di Domizio, Giovanni Sciarolla e Giovanni Calzone e che non sarà risolta rischia di portare al “tracollo dell’istituto”.
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“Il sovraffollamento è ormai al livello massimo – denuncia Di Domizio (Sappe) -. Siamo parlando del 150 per cento in più di utenti (detenuti) su una capienza reale di 270 e già solo questo solleva problemi sul piano della sicurezza” cui devono far fronte gli agenti della penitenziaria “che sono pochi e non riescono a sopperire a tutte le problematiche e neanche a fare il riposo a causa delle doppie turnazioni. Risposte l’amministrazione non ne dà: è immobile da un anno e mezzo. Come Sinappe siamo anche stati dal prefetto, ma le cose non sono cambiate. Si va avanti sempre allo stesso modo con una direzione assente e una struttura fatiscente che, a mio parere, sarebbe da chiudere perché c’è carenza di tutto” anche di acqua e brande. Nel ribadire che anche la possibilità di far svolgere attività ai detenuti è praticamente nulla, il segretario Sinappe rimarca come la mancanza di risposte anche in questo senso fa sì che per i detenuti “la polizia diventi la valvola di sfogo” con quelle aggressioni che lo stesso sindacato si trova spesso a denunciare.
Una indifferenza delle istituzioni che denuncia anche Sciarolla (Sappe) rimarcando che sì “c’è stata la partecipazione politica del senatore Pagano (FI) che è venuto in visita qui all’istituto, ma non si è visto nulla e siamo sempre qui”, aggiunge parlando del presidio tenutosi fuori dal carcere di San Donato.
Nel ribadire anche lui che le aggressioni aumentano, Sciarolla si sofferma sull’importanza di “non dimenticare che i detenuti sono qui per scontare la loro pena e necessitano di vivere anche in condizioni più idonee. Molti invece vengono ubicati in salette che erano in realtà destinate ai colloqui dcon educatori e altri specialisti. Ci vuole anche rispetto per la popolazione detenuta e tutto questo – spiega – grava molto sul personale soprattutto per la presenza di quei detenuti riottosi”.
Che a creare difficoltà di gestione dei detenuti siano il sovraffollamento e il numero scarso di personale pari a 79 unità a fronte delle 122 previste per il carcere di San Donato, lo dice Giovanni Calzone (Osapp). “I turni partono da 8 ore, ma spesso
Allora, al momento in organico abbiamo 79 unità tra agenti e assistenti, quindi parlo, diciamo, del la si prolungano verso le 12-13 ore di servizio continuativo con lo straordinario che non viene neanche pagato perché non ci sono fondi. Questo – denuncia – comporta anche numerose un alto livello di stress per la polizia penitenziaria che si trova a fronteggiare tutti i giorni eventi critici senza poter tirare il fiato, diciamo”.
Un ennesima protesta dunque, ma che sembra non aver portato ad alcuna soluzione fino ad oggi come se le voci della polizia penitenziaria non venissero affatto ascoltate. “Sì – conferma – sono parecchie volte che protestiamo queste questo livello, diciamo, di guardia che è stato superato, però al momento non ci è stato dato ascolto. La situazione non è cambiata: continuano ad arrivare detenuti su detenuti, il personale continua a essere distaccato, trasferito e pochi vengono rimpiazzati, quindi ci troviamo a dover stringere la cinghia e far gruppo”.
Chiare dunque le richieste: meno detenuti e più personale. Se così non sarà “l’istituto rischia il tracollo” conclude con Di Domizio che gli fa eco: “la situazione è satura, saturissima”.
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