Moda e arte: cosa aspettarci nel 2025

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L’ingresso dei marchi moda e del cosiddetto “lusso” in generale, tra gli operatori della scena artistica non è una novità. Questi brand si sono attribuiti un ruolo così importante nel creare eventi e piattaforme creative che alcuni di loro sono divenuti protagonisti di rilievo di questo primo scorcio del XXI Secolo. Oltre ad avere edificato cattedrali dedicate all’arte contemporanea (LVMH, Kering, Prada) la loro presenza nelle più celebrate manifestazioni mondiali è ormai consueta. 
L’ultima Biennale Arte a Venezia ha visto presentarsi Tod’s all’Arsenale e Burberry intervenire come main sponsor per il Padiglione britannico; Art Basel Paris ha visto misurarsi Louis Vuitton e Miu Miu: il primo all’interno del Grand Palais, il secondo coma main partner per le manifestazioni esterne della fiera d’arte contemporanea leader nel mondo.  

La crisi del lusso e le sue conseguenze

Un inciso a questo punto è doveroso. ll vocabolo “lusso” può fa arricciare il naso a qualcuno. L’uso che ne faccio qui però sottintende i seguenti numeri: 372mila posti di lavoro per 41mila imprese solo nel nostro Paese. Tra loro qualche migliaio ha già assaggiato ne periodo ottobre-dicembre la Cassa integrazione che ha colpito indiscriminatamente i distretti produttivi che a macchia di leopardo si estendono dal nord (Piemonte, Lombardia e Veneto) al centro (Emilia Romagna, Toscana, Marche) sino a raggiugere il napoletano. Se si prescinde da questa geografica e da questi numeri (il 40% degli addetti dell’intero comparto europeo) ogni discorso su lusso o su fashion, fast o meno che sia, è aria fritta. 

L’arte contemporanea come vettore per la moda

Il 2024 ha fornito innumerevoli motivi per raduni di appassionati di arte, cinema, musica e sport. Per l’anno che verrà, questa tendenza è destinata ad espandersi.  Che un brand organizzi una festa al prossimo Art Basel Miami Beach o a Frieze è scontato. È evidente che il parterre di collezionisti spendaccioni – con al seguito mogli, figli, amanti o amici – desiderosi di intrattenimenti in mostre parallele, party o cene, è la ragione per cui queste super fiere si sono guadagnate la reputazione di settimane della moda 2.0. Il fatto che le loro edizioni abbiano sede nelle capitali mondiali dello shopping (Londra, New York, Los Angeles e Seoul per Frieze; Parigi, Miami, Hong Kong e, Basilea per Art Basel) non è una coincidenza. 

Le fiere tra Singapore, Marocco, India, Messico

C’è da scommettere che nel 2025 saranno raggiunte nuove mete. Dal 19 al 21 gennaio, Art SG, si terrà a Singapore. Una tra le principali porte d’accesso al mercato dell’arte in espansione del Sud-est asiatico. Dal 30 gennaio a Marrakech, 1-54, parte la fiera d’arte contemporanea africana (che si tiene anche a New York e Londra durante le settimane di Frieze) che si posiziona dall’hotel La Mamounia e al DaDa location situata appena fuori la celebre piazza Jemaa El- Fnaa. Il 6 febbraio apre a Delhi la 16a India Art Fair (IAF). Pronta a raggiungere Mumbai il prossimo novembre con India Art Fair Contemporary. Da un continente all’altro (qui si ragiona in termini di nuovi promettenti mercati) il 5 febbraio è la volta di Zona Maco, a Città del Messico, la più grande fiera d’arte dell’America Latina. Seguita da SP-Arte il 2 aprile a San Paolo in Brasile che offre un fiorente mercato dell’arte alimentato da una comunità di individui che tanto Bottega Veneta che Chanel hanno cercato di coinvolgere attraverso recenti sponsorizzazioni. Il 12 settembre Tokyo Gendai, va in scena con la sua terza edizione: c’è stato uno spostamento di date, da luglio a settembre, proprio per cogliere la coda alla Rakuten Fashion Week considerata la vetrina del fashion giapponese. L’attenzione per l’Asia-Pacifico si ripropone a novembre con la Shanghai Art Fair che si declina con Art021 e West Bund Art & Design che fioriscono con una raffica di inaugurazioni, feste ed eventi. Shanghai è la porta d’ingresso del mercato che ha messo a dura prova la tenuta dei gruppi del lusso grazie a una straordinaria fioritura post Covid 2021, ma richiusosi tra il 2023 e il 2024.  A Shanghai il Bund è presidiato dalla boutique di tutti i grandi brand e Prada Group con Rong Zhai opera dal 2017 con esposizioni d’arte di grande livello. 

Veduta dell’installazione al Grand Palais con la struttura ad arco in legno di Frank Gehry, courtesy Louis Vuitton

La moda guarda anche a biennali e grandi esposizioni 

Le Biennali con le fiere condividono la caratteristica di essere punti di aggregazione per professionisti dell’arte, collezionisti e amatori. A Venezia nel 2025 a maggio inaugura la Biennale di Architettura e a giugno la Biennale Danza che nel 2023 è stata sostenuta da Bottega Veneta. Ma già a febbraio, la Sharjah Biennial aprirà nella terza città degli Emirati Arabi Uniti. A settembre, nella città uzbeka di Bukhara esordisce la sua prima biennale. C’è poi la Bienal de São Paulo, la seconda più antica al mondo dopo Venezia e nel Kerala il 12 dicembre viene inaugurata la Biennale di Kochi-Muziris che si propone come il più grande festival d’arte contemporanea dell’Asia meridionale. Non va inoltre dimenticato che Osaka ad aprile Osaka l’Expo mondiale intitolato Progettare la società futura per le nostre vite. Previsti 28 milioni di visitatori nei suoi sei mesi di durata. L’Expo 2020 di Dubai (posticipata al 2021 a causa della pandemia) ha visto attivarsi CartierLacosteDolce & Gabbana. Osaka è una città con una cultura dello shopping dinamica, per non parlare della possibile impennata di spesa guidata dagli sfizi dei turisti stranieri aiutati da uno yen in questo periodo particolarmente basso

Moda e red carpet 

Mai come nel 2024 l’intreccio tra brand moda e cinema si è intensificato. L’utilizzo della passerella rossa si è strettamente intrecciato a quella del defilé. Se Kering con St Laurent production a poco più di un anno dalla sua fondazione è stata capace di produzioni come Parthenope di Paolo Sorrentino, Luca Guadagnino ha scritturato l’ottimo Jonathan Anderson (direttore artistico di Loewe) per il suo Challengers. LVMH lo scorso febbraio ha poi risposto dando vita a 22 Avenue Montaigne sorta con l’intento dichiarato di produrre contenuti cinematografici e televisivi utili a magnificare i numerosi brand in portafoglio. Il 2025 è certo dunque che rinsalderà l’intreccio. L’utilizzo dei look appena usciti in passerella per i red carpet non rispetta nemmeno più i tempi delle stagioni: gli uffici PR sono sintonizzati sul calendario delle anteprime di blockbuster occidentali, festival cinematografici e cerimonie di premiazione. 

Moda e cinema nel mercato globale

C’è però un altro elenco di altri eventi globali che sta crescendo, utili per raggiungere personaggi dotati vasto seguito quanto per organizzare eventi paralleli in relazione ai mercati in forte crescita dell’Asia-Pacifico. A marzo a Jaipur arrivano gli International Indian Film Academy Awards per il cinema in lingua hindi, quello che qui chiamiamo Bollywood. Nella seconda metà dell’anno i Golden Rooster Awards, gli Oscar dell’industria cinematografica cinese. Lo stesso vale per i Suphannahong National Film Awards, passerella dell’industria cinematografica thailandese. Troppo esotico? Durante l’ultima Paris Fashion Week, sono state le celebrity thailandesi a genere il maggior coinvolgimento classificandosi al primo posto per il valore di impatto mediatico (MIV) guidato dalle celebrità, stando alla metrica fornita dal fornitore di analisi di tecnologia e social media Launchmetrics, che calcola il valore monetario di post, citazioni di articoli e interazioni sui social media. Oltre il 30% del MIV globale generato da personaggi come il modello Nattawin Wattanagitiphat, alias Apo. Arte contemporanea e cinema dunque. Ma degni di altrettanta considerazione sono gli eventi in arrivo che riguardano musica e sport, a cui proverò a dedicare una prossima messa a fuoco.  

Aldo Premoli

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