Il Garante per la Privacy ha inflitto una multa di 50mila euro all’INPS per la pubblicazione online di dati sensibili relativi a oltre 5.000 partecipanti al concorso pubblico per 1858 posti di Consulente Protezione Sociale.
Tra le informazioni divulgate figurano dati personali e motivazioni di ammissione riservata, una procedura che ha esposto i candidati a rischi reputazionali.
L’INPS però, ha presentato ricorso alla sentenza e ora l’ultima parola ora, spetta alla Magistratura ordinaria.
In questo articolo vi spieghiamo cosa prevede la sentenza emessa dal Garante per la Privacy che infligge una maxi multa all’INPS e cosa accadrà dopo il ricorso presentato dall’Istituto.
SENTENZA DEL GARANTE PRIVACY CON LA MULTA ALL’INPS
Il Garante della Privacy con la sentenza n. 10076453 del 26 Settembre 2024 ha inflitto una multa da 50 mila euro all’INPS per aver pubblicato sul proprio sito istituzionale le graduatorie finali del concorso INPS contenenti dati personali di migliaia di partecipanti.
Stiamo parlando del concorso indetto nel 2021 le cui prove si sono svolte nel 2022. Per maggiori informazioni sulla selezione rimandiamo a questa pagina dedicata al concorso per 1858 Consulenti Protezione Sociale.
I dati violati, nello specifico, sono quelli dell’11 Aprile 2024 relativi al “concorso pubblico per titoli ed esami, a 1858 posti di consulente protezione sociale nei ruoli del personale dell’INPS, area C, posizione economica C1”. Ossia, in particolare, gli elenchi degli ammessi e non ammessi alle prove scritte e orali, nonché l’elenco nominativo sulla valutazione dei titoli dei candidati.
Tra questi, nomi, cognomi, date di nascita, punteggi e motivazioni di riserva legate alla salute.
La violazione riguarda il trattamento illecito di dati, non conforme al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e al Codice Privacy italiano. L’Autorità ha definito la pubblicazione come una grave violazione del principio di minimizzazione dei dati.
Ricordiamo che in passato l’INPS era già stato multato per 20mila Euro per violazioni analoghe legate alla stessa procedura concorsuale.
Vediamo i dettagli sulla nuova sentenza che condanna l’INPS a pagare 50.000 euro di sanzione.
I RILIEVI DEL GARANTE ALL’INPS
Il Garante ha evidenziato che i dati divulgati includevano informazioni sensibili, come dettagli su contenziosi giudiziari, che potevano essere percepiti come precedenti penali.
La pubblicazione online ha amplificato i rischi, rendendo i dati accessibili a chiunque attraverso motori di ricerca. Inoltre, l’INPS non ha rispettato le indicazioni già fornite in passato dall’Autorità, che richiedevano la pubblicazione di informazioni limitate ai soli dati essenziali per la trasparenza amministrativa.
Il testo della sentenza n. 10076453 del 26 Settembre 2024 riassume quindi, dettagliatamente la vicenda relativa al procedimento avviato dal Garante per la protezione dei dati personali nei confronti dell’INPS.
L’istituto, dal canto suo, ha giustificato le sue azioni sulla base delle normative di settore e del principio di trasparenza amministrativa. Ossia, INPS:
- ha sottolineato la sua esigenza di fornire informazioni chiare e complete, anche per garantire ai candidati strumenti di tutela legale;
- sostiene che l’asterisco indicante i titoli di preferenza presente nelle graduatorie pubblicate non consentiva di identificare dati specifici sulla salute e la dicitura “Amm. Ris.” (Ammessi con riserva) non è associabile a informazioni di natura penale.
Ma, per il Garante, le giustificazioni fornite dall’INPS non sono sufficienti per escludere la responsabilità amministrativa, nonché le violazioni delle norme europee e nazionali sulla privacy. Dunque, è scattata la multa.
LA MULTA ALL’INPS E IL RICORSO
La sanzione di 50 mila euro inflitta dal Garante della Privacy tiene conto della gravità della violazione, del numero elevato di persone coinvolte e della persistenza della pubblicazione online. Il Garante ha, inoltre, considerato il danno reputazionale potenziale per i partecipanti. L’INPS ha però deciso di presentare ricorso contro il provvedimento.
Dunque, l’efficacia esecutiva del provvedimento è stata parzialmente sospesa, con Decreto del Tribunale di Roma del 19 Novembre 2024, in attesa della decisione del Giudice.
COSA ACCADRÀ DOPO IL RICORSO DELL’INPS
Il ricorso INPS sospende parzialmente quanto richiesto dal Garante. L’INPS infatti, stando alle disposizioni della sentenza n. 10076453 del 26 Settembre 2024 del Garante della Privacy, era chiamato a pagare e a rimuovere entro 30 giorni i dati illecitamente pubblicati, nonché adottare misure correttive per evitare ulteriori violazioni.
Ma, lo stop arrivato dal Tribunale, sospende gli adempimenti richiesti all’INPS in attesa della decisione del Giudice ordinario su cui, vi terremo informati.
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