L’AQUILA – “Per me l’Abruzzo è casa. Apprezzo tutto di questa terra, la montagna, il mare e la sua popolazione, così vera e determinata. È un luogo rigenerante, adesso che sono costretto a non viverlo più quotidianamente confesso che mi manca. Da queste parti non ci sono infingimenti”.
Nella lunga e intima intervista esclusiva ad Abruzzoweb, Gabriele Gravina, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) e personaggio di fama nazionale e internazionale, lascia da parte la gestione del pallone, la politica calcistica e l’agone sportivo per parlare di quella che considera la sua terra, l’Abruzzo. In questa chiacchierata si fa promotore di un vero spot per le bellezze e le eccellenze abruzzesi, raccontandosi toccando esperienze legate alla sua infanzia e alla sue scelte in età giovanile.
E lo fa proprio lui che è nato a Castellaneta, in Puglia, 70 anni fa, ma che è ormai abruzzese d’adozione, visto che a Castel di Sangro, comune di 5mila abitanti, ha creato dal nulla una grande impresa edilizia, il Gruppo Gravina, le cui redini ha ora lasciato al figlio Francesco Gravina, presidente, e Leonardo Gravina, consigliere e responsabile commerciale. Realizzando così un vero e proprio “miracolo sportivo”, come presidente del Castel di Sangro, che negli anni ’90 ha compiuto una scalata dalla Seconda Categoria alle divisioni professionistiche, rimanendovi per sedici campionati, di cui due consecutivi in Serie B.
Per lui questa impresa ha rappresentato il trampolino di lancio nel governo del calcio, dapprima come consigliere della Lega professionisti Serie C, quindi come consigliere federale Legapro, poi componente della Commissione della Uefa, capo delegazione della Nazionale Under-21, e ancora, in costante ascesa, presidente Legapro, dal 2018 presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, e nel 2023 anche vice presidente della Uefa.
Nonostante il successo professionale, nell’impresa e nello sport, Gravina, nell’intervista ad Abruzzoweb si concentra nel celebrare il territorio che ama rendendosi protagonista di un vero e proprio spot: e per una volta, di proposito, non commenta le vicende sportive che, tra le altre cose, lo hanno visto ricandidarsi alla guida della Federazione alle elezioni del 3 febbraio, e anche le amarezze vissute per una recente vicenda giudiziaria e per le esclusioni da due mondiali e per l’uscita dall’Europeo, un trend negativo invertito, per la verità, brillantemente con la conferma di Luciano Spalletti e le buone prestazioni in Nations League, competizione che ha visto l’Italia arrivare seconda dopo la Francia e qualificarsi per i quarti con la Germania: Gravina vuole solo raccontare il suo amore per la natura, le tradizioni e la cultura del suo Abruzzo, lanciando un messaggio di grande ottimismo.
“Da diversi anni, la mia regione – spiega Gravina nel sottolineare i cambiamenti più significativi e il chiaro sviluppo negli ultimi anni – sta vivendo un’affascinante fase di progresso: lo sviluppo della zona montana, la costa dei Trabocchi e la ricostruzione post terremoto dell’Aquila stanno favorendo la nascita di un nuovo modello di sviluppo territoriale. Bisogna continuare su questa strada, sogno la nascita di percorsi turistici interconnessi, grazie ad una rete di trasporti rinnovata, che stabilizzi questa crescita e faccia conoscere l’Abruzzo ad un numero sempre maggiore di turisti”.
Cosa significa per lei l’Abruzzo? Come descrive il suo legame con questa terra?
“Per me l’Abruzzo è casa. Apprezzo tutto di questa terra, la montagna, il mare e la sua popolazione, così vera e determinata. È un luogo rigenerante, adesso che sono costretto a non viverlo più quotidianamente, confesso che mi manca. Da queste parti non ci sono infingimenti: l’alba sulla costa dei Trabocchi e il tramonto sulla Maiella non hanno bisogno di filtri, sono ancora splendidi come ai tempi di Ovidio”.
Ci racconti un aneddoto interessante legato alla sua permanenza in Abruzzo?
“Non ne ho uno in particolare, ce ne sono tantissimi. Se costretto però scelgo la promozione in B del Castel di Sangro, perché ha significato qualcosa di più di uno straordinario successo sportivo per l’intera collettività. Ha posto un piccolo centro di 5 mila abitanti all’attenzione nazionale e ha iniziato a far conoscere una bellissima realtà anche dal punto di vista turistico. A distanza di tanti anni, il progetto di riqualificazione del territorio incentrato sulla promozione del turismo sportivo è una scommessa vinta che mi rende orgoglioso”.
C’è un luogo specifico in Abruzzo che sente particolarmente vicino al suo cuore? E perché?
“Amo diversi luoghi, ma l’Alto Sangro è in cima alla lista, perché mi ha accolto giovanissimo. È lì che sono maturato come uomo, dove sono diventato marito, padre e imprenditore. È lì che sono rinato abruzzese a tutti gli effetti”.
In che modo vivere in Abruzzo ha influenzato le sue scelte personali e professionali?
“Sono convinto abbia rafforzato la mia volontà, in Abruzzo niente è semplice e riuscire, in qualsiasi attività, è ancora più bello”.
Pensa che l’ambiente abruzzese, con la sua natura e le sue tradizioni, abbia avuto un impatto sulla sua personalità e sul suo stile di vita?
“Sicuramente ha avuto un impatto molto positivo. Sono sempre stato uno sportivo, in nessun altro luogo avrei potuto coltivare la passione per la bicicletta, l’equitazione, lo sci e il running con la stessa soddisfazione che in Abruzzo. Senza poi tralasciare la storia e le sue tradizioni, per questo poi ho scelto di trasferirmi in centro a Sulmona. Tutto questo ha nutrito la mia mente oltre che rafforzare il mio corpo. Ad esempio, non mi stanco mai di raggiungere in bicicletta Pescocostanzo per ascoltare i profondi significati dei maestri orafi intenti nel realizzare una ‘presentosa’”.
Della cucina abruzzese c’è un piatto particolare che ama? E cosa le manca invece dei sapori della sua terra di origine?
“Amo la buona cucina, soprattutto i piatti di pesce. Ma i sapori semplici hanno un richiamo irresistibile per me: in Abruzzo ho imparato da subito ad apprezzare le ‘pallott cac’ e ove’, mentre della mia Puglia ho nostalgia per le ‘cartellate’. È un dolce speciale che mi riporta all’infanzia, con il palato e con il cuore”.
Dove e quando è nato e dove ha vissuto durante la infanzia e la gioventù?
“Sono nato in Puglia a Castellaneta, in provincia di Taranto. Nella semplicità di quegli anni, ho avuto la fortuna di abitare a pochi chilometri dal mare ed è stata una folgorazione, me ne sono subito innamorato. Ancora giovanissimo, per proseguire gli studi mi hanno iscritto in un collegio ad Andria”.
Quali sono i ricordi più significativi del posto in cui hai trascorso la infanzia e quali esperienze o persone hanno segnato quel periodo della vita?
“Gli anni felici a Castellaneta occupano un posto speciale nel mio cuore, così come, per l’impatto difficile e poi positivo nella mia crescita, il tempo passato a scuola con i padri Dehoniani. Sono stato costretto ad andare via da casa per studiare, questa esperienza non è stata semplice, ma è stata davvero formativa”.
Quali giochi o attività amava da bambino?
“Qualsiasi gioco con la palla, ovviamente il calcio per primo. Il piacere nel fare il campo per strada con gli zaini e i giacchetti appena usciti da scuola è ancora oggi uno dei ricordi più belli della mia infanzia”.
Crescendo, quali scelte importanti ha fatto? Ci sono momenti o decisioni che hanno particolarmente influenzato il suo percorso e ti hanno portato a diventare la persona che è oggi?
“Due in particolare sono state le decisioni che hanno maggiormente inciso nella mia vita: quella di trasferirmi in Abruzzo ancora giovane e l’essermi impegnato anima e corpo nel mondo del calcio, prima come presidente di un Club e poi come dirigente sportivo”.
Cosa la appassiona maggiormente del lavoro e degli impegni personali? Quali sono le passioni e gli hobby e come trova il tempo per coltivarli?
“La mia vita è una continua passione, in tutto quello che faccio, a partire dallo studio fino ad arrivare ai tantissimi hobby, cerco sempre di approfondire per migliorarmi. Da quando sono diventato presidente della FIGC ho dovuto rallentare un po’, anche con la mia più grande passione: collezionare testi antichi sullo sport. Perché le passioni vanno alimentate di continuo, bisogna avere tempo da dedicargli. In compenso, grazie all’azienda di famiglia che da diversi anni produce opere musical straordinariamente emozionanti, mi sono rifatto con la musica e il teatro, due altre mie grandi passioni”.
Quali sono i programmi per il prossimo futuro? Hai qualche obiettivo particolare che vorrebbe raggiungere?
“Mi ritengo una persona fortunata e tenace, ho vissuto una vita appassionata e ricca di soddisfazioni, soprattutto grazie alla mia indole curiosa e determinata. Non si cambia certo alla mia età, per questo continuo a pormi obiettivi a medio termine in tutto quello che faccio, nel lavoro come nella vita privata. Il mio più grande orgoglio però è vedere come i miei figli stanno gestendo l’azienda di famiglia, grazie a loro, quando raramente riesco a staccare dal mondo del calcio, riesco a ricavarmi un po’ di tempo per me”.
C’è una canzone che ama particolarmente o che la rappresenta in qualche modo?
“Sicuramente ‘What a wonderful world’, perché è un inno all’amore e alla speranza. A partire dalla fine degli anni ’60, ha ispirato tutti i momenti più importanti della mia vita, diventandone una colonna sonora dolce e appassionante”.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link